"Un bocòn mì, un bocòn tì, un bocòn al càn , ham!"


filastrocca che mi raccontava nonna, armata di tazza e cucchiaio, per rendermi più dolci i bocconi del cibo che non gradivo

lunedì 30 luglio 2012

L'irresistibile tentazione del gelato


Avete presente quando i bambini imparano a fare una cosa nuova che fino a quel momento non erano riusciti a fare, non le cose complicate come fare il nodo con i lacci delle scarpe o andare in bicicletta senza le rotelline di sostegno, le cose semplici, tipo pronunciare una parola nuova che non conoscevano o scoprire che se schiacci un certo pulsante del telecomando riesci a cambiare canale alla tv.
Ecco, ieri mi sentivo così, anche oggi a dire il vero, perchè la sbornia non è ancora passata. 
Ero così felice di essere riuscito a fare il gelato in casa senza la gelatiera, che poi è una cosa talmente semplice che sembra una scemata.
Lo so, voi che mi leggete, se ancora passate di qui - ma non vi biasimo se non lo fate più - già ci siete arrivati da molto tempo, ma io son fatto così, le cose le devo fare decantare in testa manco le nozioni che raccolgo e studio fossero vino da invecchiare. 
Ma non me la prendo per queste esperienze tardive, è successo come con la marmellata, me ne sono tenuto lontano per un sacco di tempo, poi, quando evidentemente io ero pronto a recepire ed ero nello stato d'animo giusto, ho iniziato a marmellatare e sperimentare abbinamenti e cotture con trasporto e passione. Dopodichè si è chiuso come un ciclo, non ho più fatto marmellate però ho scoperto le composte, che sembrano simili, ma non lo sono, perchè la disposizione d'animo e il tempo richiesto per accostarcisi è completamente diverso dalle confetture.
E del gelato che dire? Io adoro il gelato, quando ho voglia di premiarmi passo dalla mia gelatara di fiducia, che mi parla con fare confidenziale manco fosse la mia pusher, e mi regalo una vaschetta da 7 etti piena di gelato alle creme varie uno più calorico dell'altro, e me lo sbafo tutto da solo con soddisfazione, al posto della cena magari, giusto per non fare troppi danni.
Ne tengo sempre nel freezer anche d'inverno, perchè, soprattutto dopo cena, se non finisco con qualcosa di dolce divento intrattabile, ché io piuttosto salto il pasto ma il dolce no.
Ma da bravo calcolatoredicaloriedaabbattereilpiùpossibile, organizzo i miei pasti lasciando un po' di spazio anche per i dolci.
Ho sempre pensato che fosse complicato farlo, almeno così me lo hanno fatto intendere molte persone, che ci volessero per forza macchinari specifici e costosi per ottenere, non dico un risultato professionale, ma almeno uno abbastanza decente da essere considerato un gelato.
Poi l'anno scorso ho incrociato questo librone con una bella copertina invitante dedicato al gelato da fare in casa e l'ho comprato, sognando di poter preparare presto qualcosa di buono.
Ma, come vi scrivevo poco sopra, se non sono dell'umore giusto non c'è niente da fare, la mente apprende i dati senza analizzarli, senza quella curiosità che mi spinge a girare la pagina successiva e a fare voli pindarici su possibili personalizzazioni. L'anno scorso non era il momento giusto, c'era qualcos'altro che mi impegnava la mente e non mi lasciava la serenità necessaria per accostarmi a questa cosa.
Fino a sabato sera, e poi ancora peggio domenica mattina, gelato finito, nessuna voglia di uscire a comprarlo ma tanta voglia di sporcarmi le mani. Quindi vai di libro a gogò.
E, come sempre quando mi capitano queste voglie impellenti, con la dispensa che non aveva nessuna voglia di collaborare per aiutarmi a fare un gelato come si deve.
Mi servivano 4 tuorli, ma io ho solo due uova, poco male, farò lo stesso.
E' preferibile il latte parzialmente scremato, così dice il libro, ed io in casa ho solo latte intero che se non mi sbrigo ad usare devo buttare via, vista la data di scadenza che si avvicina.
La panna, importantissimo, dev'essere di ottima qualità e fresca, perchè con le altre il risultato non è lo stesso, e assolutamente da evitare la panna UHT. 
Secondo voi cosa avevo in casa io?
Volendo partire con una base classica avevo optato per la crema che, tradizionalmente, andrebbe aromatizzata con la vaniglia, in bacca o in essenza. Ovviamente niente di tutto questo, ed è per questo che ho optato per aromatizzare il mio latte con del the alla vaniglia. Non ci avrei sperato troppo, ma ha fatto il suo sporco lavoro.
L'unico ingrediente che non mi ha tradito è stato lo zucchero, quello ce l'ho in almeno 5 diversi tipi, semolato, al velo, di canna, liquido, di mele, in granella ecc. Avevo l'imbarazzo della scelta!
Per concludere ho usato meno uova e meno panna rispetto alla ricetta originale, e ora che l'ho assaggiato, con soddisfazione, direi che si potrebbe abbassare anche la quantità di zucchero.
Dopo la prima fase di congelamento l'ho passato con le fruste elettriche per rompere i cristalli di ghiaccio e ho deciso di variegarlo con la Crema di Pesca, abbinamento che stra-adoro (se qualcuno mi si avvicina mentre sto mangiando questo gelato rischia la vita). In questo modo l'acidità della frutta ha stemperato la leziosità della crema e il risultato l'ho trovato perfetto.
Niente ricetta per ora, prima vorrei provarlo con tutti gli ingredienti originali, ma temo che sarà un po' troppo pannoso per i miei gusti, e questo pregiudizio mi viene anche dal fatto che l'autrice del libro è un'americana.
Dopodichè proverò sicuramente la versione con la purea di frutta e vediamo anche di usare lo yogurt o la ricotta la posto della panna.
Voi che mi leggete e che sicuramente avete già sperimentato un sacco, cosa mi consigliate?

e cosa me ne faccio ora dei due albumi?

P.S. La composizione della ciotola è stata fatta porzionando il gelato con lo scavino da melone, in questo modo con le palline piccole il gelato sembra di più, perché per le foto ormai ne restava poco.

venerdì 25 maggio 2012

Piccoli piaceri di gola


Perché, nel mentre che si è impegnati a raggiungere la cima e a riempire il cestino e la pancia di ciliege, un po' ci si lascia distrarre da questa improvvisa piccola felicità ritovata, e non si valuta bene che forse il quantitativo di gustosissimi frutti rossi raccolti sono un po', forse, troppi, per una persona sola.
Così, dopo un po' di giorni, mi ritrovo a cercare soluzioni alternative per far fuori chili e chili  di ciliege, e un po' le provo tutte nei limiti del poco tempo a disposizione.
Quindi nell'ordine; Ciliege al naturale che sono sempre la scelta preferita; un mega budino alla ciliegia così ho utilizzato il resto del cartone del latte aperto; tortine alla ciliegia con pasta madre; Ciambella alla ciliegia con topping di zucchero e cannella (è venuta favolosa).
Ma che fare delle altre che rimangono dal momento che non ho a disposizione i tempi, e la voglia, per fare marmellata come invece sta facendo mamma?
Potrei optare per una soluzione più veloce, una composta invece che la marmellata, non l'ho mai provata e non so nemmeno esattamente come dovrebbe venire una volta fatta, ma decido che mi butto e provo, male che vada finirà nel contenitore dell'umido, anche se a dispiacere.
Correggettemi se sbaglio, l'idea della composta è quella di cuocere in tempi abbastanza brevi della frutta cercando di fare evaporare velocemente parte dell'acqua contenuta e addensandola, aggiungendo dello zucchero a piacere. Non avendo i tempi lunghi di una marmellata il sapore sarà molto più simile a quello del frutto fresco e lo zucchero necessario sarà molto poco, a seconda ovviamente della frutta.
Non so dire esattamente quanto può conservarsi, proprio per la sua particolarità di cottura va consumato nel giro di poco tempo. Non ho studiato bene la cosa, ho incrociato però qualche ricetta che menzionava la composta come ingrediente e mi sono lasciato ispirare da questo.
Queste le dosi del mio esperimento:

Composta di ciliege

-500 gr ciliege snocciolate e tagliate a metà
 -il succo di 1 arancia
-3 cucchiai di zucchero

 Dopo aver lavato, pulito, snocciolato e tagliato a metà le mie ciliege, ho versato il tutto in una bella padella con rivestimento in ceramica bianca; immaginate tutto il rosso del succo di ciliegia che sembra del sangue vivo sulla vostra bella padella bianca.
Ho irrorato il tutto di succo d'arancia e ho messo sul fuoco nella fiammella più piccola del gas, lasciando la fiamma normale, quindi vivace. Ho lasciato semplicemente cuocere mescolando di tanto in tanto muovendo la padella a facendo saltare un po' la frutta, questo per circa 20 minuti fino a quando le ciliege hanno iniziato a spappolarsi e i liquidi a rapprendersi.
Quando ho visto che il tutto aveva la consistenza giusta ho aggiunto lo zucchero, ho amalgamato leggermente in modo da distribuirlo bene e ho lasciato cuocere per un altro minuto.
Ho spento e ho versato il tutto in un vasetto che avevo preparato prima facendolo passare per un minuto a temperatura massima al microonde. Ho chiuso con il coperchio e ho lasciato raffreddare per poi metterlo in frigo.
L'ho trovata ottima, nonostante il poco zucchero le ciliege sono piuttosto dolci proprio perché non hanno subito una cottura prolungata. L'idea iniziale era di usare la composta in una crostata cotta in bianco, ma il tempo di preparare la frolla ora non ce l'ho e quasi sicuramente avrei combinato un mezzo disastro con la cottura, purtroppo la frolla è la mia bestia nera.
Però oggi ho trovato il suo utilizzo migliore per i miei gusti, un mix con lo yogurt bianco cremoso (è uno yogurt naturale con zucchero d'uva e una percentuale di panna).
Perdonatemi il paragone, ma concedetemi di usare il termine, perchè quando l'ho assaggiato è stato come se le mie papille gustative avessero avuto un orgasmo. Il mix giusto tra dolce e acido, una consistenza cremosa che ricordava il gelato lasciato un po' sciogliere, che delizia.
Voglio provare anche con le fragole e con i lamponi quando sarà il momento.
E poi che dire dei colori? inizia tutto con una goccia di sangue scuro nel bianco latte e mescolandolo si formano delle spirali voluttuose di tutte le gradazioni di rosa caramelloso immaginabili.


lunedì 21 maggio 2012

La strana forma della felicità


Ci sono giornate un po' così, iniziano con qualcosa di insolito, non sai bene cos'è ma già quando ti alzi senti che c'è qualcosa di diverso. Vorresti provare ad ascoltare più attentamente certi pensieri, ma poi decidi che non ti và, che forse è meglio che ti sbrighi a svuotare il cestone della biancheria e a suddividere gli indumenti per colore per organizzare le lavatrici, e poi c'è la cucina da pulire a fondo e le lenzuola da stirare e i sacchetti dell'umido giusti da recuperare prima che ti facciano un altro richiamo. E mentre passi l'aspirapolvere dedici che il salotto lo tieni per ultimo perché ti vuoi concentrare sulla cucina e sul bagno, perché hai l'esigenza di un pavimento da lavare senza preoccuparti di essere delicato, perché speri che quei retrogusti di pensieri che ti girano per la testa senza definirsi possano sparire insieme allo sporco portato via dall'acqua bollente.
E poi non sai perché, ma oggi non riesci a sopportare lo spazio limitato delle mura di casa, e ti ritrovi in terrazzo a guardare il giardino sterminato dei vicini con il prato tagliato di fresco, con il vialetto ordinato, le aiuole perfette e piene di fiori colorati e all'improvviso provi un fastidio insensato perché avresti voglia soltanto di disperdere lo sguardo in un orizzonte più libero, magari anche un po' caotico, qualcosa che possa distrarti completamente da pensieri non ancora definiti ma che continuano ad occuparti la mente come un tarlo che consuma legno poco a poco.
Poi scopri, senza entusiasmo, che proprio oggi le formiche hanno deciso di fare la loro apparizione annuale tentando di colonizzare per l'ennesima volta il tuo salotto, concentrandosi in particolar modo sullo spazio tra il termosifone, l'angolo della libreria e il divano; Della serie, il posto più scomodo dove intervenire.
Maledette! Non avrò pietà di voi!
Dopo un'ora di formichicidio attuato in forma fisica e chimica, decido che ne ho abbastanza, che tanto vale complicarsi ulteriormente la giornata, quindi posso fare un giro a trovare i miei, dal momento che non mi vedono da più di un mese.
 

Chissà, forse anche sorella media e sorella piccola hanno avuto il loro bel d'affare con le formiche oggi, perché quando arrivo dai miei le trovo lì, e ultimamente capita così raramente di incrociarsi.
Ci trovo anche nipote grande che, nell'ultimo anno, ho visto sempre più raramente: ogni volta che lo vedo è 10 centimetri più alto, ora è proprio un adolescente lungo, magro, alto e dinoccolato, con dei bellissimi capelli castano scuri lunghi e lisci e le spalle larghe e spigolose tipiche della mia famiglia. Ha la freschezza dei suoi quindici anni fatti da pochi giorni, uno sguardo tutto sommato sereno vista l'età, e la pelle già così bella abbronzata, e per questo un po' lo odio... 
Non me l'aspettavo, ma in quel momento ho provato per lui una sensazione che pensavo fosse esclusiva dei genitori, una sorta di orgoglio che non ha nessuna motivazione razionale; Insomma, ho dovuto far pace con certi nervosi che mi faceva venire mia madre quando faceva la parte della genitrice orgogliosa.
Attorno al tavolo sorelle, nipote, fratello, mamma, si stavano dividendo un bottino di guerra, un cestone di meravigliose ciliege rosse, ecco svelato il vero motivo della visita ai miei.
Così, tra una ciliegia e l'altra, l'ultimo gossip famigliare e di vicinato, le parole si sono un po' sciolte così come i pensieri e qualche groppo alla gola che non voleva scendere.
Poi sono andato nel frutteto a scegliere le mie ciliege, perché mica mi accontento di quelle del mucchio, io le seleziono manco fossero i diamanti delle gioiellerie di Anversa. Per un po' ho riempito il cesto raccogliendo dai rami più bassi, poi mi son rotto le scatole, ho mollato il cesto e ho deciso di rispolverare il dna campagnolo, così mi sono arrampicato sull'albero con l'intenzione di scegliermi le cilege migliori e mangiarmele sul posto.
In quel momento i pensieri incerti si sono sciolti, mano a mano che salivo conquistavo un pezzo di cielo che vedevo racchiuso tra rami carichi di foglie di un verde intenso e ciliege rosse che assaporavo senza ritegno, mai sazio, quelle più in alto sembravano le migliori ed io non mi sono fermato finché non sono arrivato in cima.
Ed è stato lì che ho pensato che la felicità è come guardare il mondo dall'alto di un albero carico di ciliege; All'orizzonte il sole del tardo pomeriggio che riscalda senza infastidire, e l'aria leggera che accarezza il viso e ti fa sentire libero. Spicchi di cielo azzurro tra rami verdi e frutti rossi, il prato di erba fresca se guardi in basso e più in là  il profilo delle montagne azzurre. Come se tutto il mondo fosse racchiuso lì, a portata di mano e di occhi.
Io vorrei che ogni persona, ma soprattutto ogni bambino, potesse provare un'esperienza simile.
Ho alle spalle un lungo periodo difficile di cui faccio fatica a condividere i sentimenti provati, con qualche strascico che ancora si fa sentire, ma so che ho lasciato sulla cima di quell'albero le nuvole più scure che poi ha disperso il vento. In cambio mi sono riempito la pancia di ciliege, ma ce n'erano così tante di belle che mi dispiaceva lasciarle, il cestino però era giù, ai piedi dell'albero, e l'unica soluzione è stata riempirmi le tasche come quando ero bambino e immancabilmente mi macchiavo di rosso. Ma ora sono cresciuto e i pantaloni militari con i maxi tasconi sono un mezzo di straporto migliore. Certo, scendere zavorrato non è stata un passeggiata, ma il dna campagnolo ha aiutato.

La ricetta: è solo un'indicazione, sto sperimentando varie soluzioni d'uso improprio della pasta madre, ma nelle versioni dolci probabilmente devo cambiare le proporzioni perché il restrogusto di pasta madre è un po' troppo preminente, ma nel complesso non l'ho trovata male. 
Come definirli, delle tortine o maxy muffins alla ciliegia? fave voi come preferite, questi di seguito per curiosità gli ingredienti che ho usato.


-400 gr di pasta madre
-1 cucchiaio di farina
-1 cucchiao di amido di mais (Maizena)
-1 uovo
-1 pizzico di sale
-50 gr di succo di mele
-1 cucchiaio di zucchero
-200 gr di ciliege snocciolate
-1 cucchiaino di bicarbonato
-1 cucchiaino di lievito x dolci
-1 cucchiaio d'olio di semi






Ho lavorato subito la pasta madre con il cucchiaino di bicarbonato per abbattere parte dell'acidità, la pasta madre era da rinfrescare, poi di seguito ho aggiunto il succo di mela e l'uovo. Ho mescolato bene con una spatola e poi ho incorporato il sale, lo zucchero e le farine per regolare l'idratazione dell'impasto. L'uso dell'amido di mais è stato fatto appositamente per evitare che il dolce cotto fosse troppo bagnato.
da ultimi ho incorporato il lievito, l'olio e le ciliege.
Ho imburrato e infarinato 4 cocottine e ho diviso l'impasto in parti uguali. Prima di infornare ho spolvereato la parte superiore dell'impasto con zucchero semolato
Ho cotto in microonde con piattto crips/pizza per 7 minuti più 4 minuti di riposo.


L'impasto è compatto, umidificato dalle ciliege, lievemente dolce. La parte interessante è la crosticina dolce che si forma sulla cupola, regala quel giusto contrasto di texture con l'interno morbido e soprattutto quell'unica nota veramente dolce che non infastidisce. da migliorare sicuramente ma come tentativo non l'ho trovato male. Abbasserei a metà la quatità di pasta madre , alzando invece quella della farina fresca per smorzare un po' il sapore tipico della pasta madre pura che sta meglio con il salato che con il dolce.



Ero un po' indeciso se pubblicare questo post, è in stand-by da sabato/domenica, i fatti di cronaca di questi giorni hanno conquistato la nostra attenzione su argomenti seri e drammatici e parlare della felicità delle piccole cose in questi frangenti mi sembrava un po' indelicato. Poi però, ripensandoci, ho convenuto che sono proprio i fatti più gravi che ci dovrebbero far apprezzare maggiormente le cose veramente importanti della vita, e che vanno tenute strette come tesori i momenti positivi.
A volte è un abbraccio, altre volte un aiuto inaspettato, possono essere delle parole di carta sulle ali lievi di un uccello, non c'è un'unica forma, ognuno trova la sua.